I luoghi

PIETRASANTA

Città natale di Padre Eugenio Barsanti
Nonostante il breve periodo trascorso a Pietrasanta, Padre Barsanti mantenne sempre stretti legami con la città e la famiglia di origine, tanto che qui fu celebrata la sua prima Messa nell’ultima domenica di settembre del 1845. La città ricambiò l’attaccamento dello studioso, come dimostrano l’imponenza delle esequie funebri celebrate il 10 giugno 1864 nella Chiesa di Sant’Agostino, con l’intervento del Consiglio Comunale e della Guardia Nazionale, e le manifestazioni, organizzate nel 1921 in occasione del centenario della nascita e annualmente dal 1927 al 1939, allo scopo di rivendicare e pubblicizzare il primato dell’invenzione del motore a scoppio.

Già nel 1933, l’Amministrazione Comunale aveva disposto l’intitolazione di una strada a Padre Eugenio Barsanti.

Nel 1954, fu particolarmente apprezzata e importante la mostra sul motore a scoppio organizzata per il primo centenario dell’invenzione (1853 – 1953) dal Comune di Pietrasanta, con il patrocinio del Museo Nazionale dell’Automobile e la compartecipazione della Fiat.

Casa natale di P. Barsanti
La casa natale di Eugenio Barsanti si trova in via Mazzini 77. Sulla facciata è apposta una lapide.

Scuole Pie
A sei anni Nicolò Barsanti iniziò i suoi studi alle Scuole Pie di Pietrasanta, che avrebbe frequentato con ottimo rendimento fino a 17 anni, conseguendo il diploma di licenza liceale.

Le scuole erano state aperte nel 1819 per volere di Ferdinando III di Lorena presso il complesso dell’ex convento di Sant’Agostino ed erano dirette dai Padri Scolopi

Chiesa di Sant’Agostino
La chiesa, di origine e impianto gotico, è legata ad alcuni momenti salienti della vita di Padre Barsanti: qui celebrò la prima Messa dopo l’ordinazione e soprattutto qui, il 10 giugno 1864, “si radunarono un gran numero di persone per tributare alla memoria del loro amico e concittadino solenni onoranze”.

Nel 1933, nella chiesa di Sant’Agostino è stato collocato, in memoria di Barsanti, un busto commemorativo, scolpito dallo scultore Leone Tommasi; il busto è stato successivamente trasportato sulla tomba dello studioso a Firenze, nella chiesa di Santa Croce, e sostituito con una copia fatta realizzare dai figli dello scultore.

VOLTERRA

Barsanti si trasferì a Volterra nel 1841 per insegnare fisica e scienze matematiche presso il collegio di San Michele. L’istituto era frequentato “da collegiali di ogni parte d’Italia, da patrizi e da gente del popolo di Volterra….”; fra questi, ricordiamo in particolare Giovanni Mastai-Ferretti, divenuto prima arcivescovo di Imola e successivamente papa con il nome di Pio IX.

Fu in questo collegio che, dalla primavera del 1843, il “maestrino”, come gli alunni lo chiamavano, iniziò i suoi esperimenti con la pistola di Volta e fu qui che nacque l’idea di trasformare la naturale esplosione di una miscela detonante in energia motrice. Questa forza regolata e trasformata in “lavoro utile” avrebbe alleviato le fatiche dell’uomo.

Il prototipo della pistola di Volta realizzata da P. Barsanti nel laboratorio del collegio, inizialmente conservato presso la scuola “Inghirami” di Volterra, oggi si trova nel museo civico, sempre a Volterra

volterra

LUCCA

Città natale di Felice Matteucci

Felice Matteucci nacque a Lucca, in Piazza del Giglio, nel palazzo di origine trecentesca oggi conosciuto col nome di palazzo Arnolfini, ma in origine appartenente alla famiglia Franciotti. Il palazzo ha subito consistenti rifacimenti nel XVII e XX secolo.

Fu battezzato nella chiesina di Santa Maria Rotonda all’interno di Palazzo Ducale, in quanto il padre era ministro di Giustizia del granduca Felice Baciocchi.

Felice Matteucci frequentò l’Università Lucchese (1823/24), oggi sede del Liceo classico, superando gli esami di retorica ed aritmetica e partecipando ai corsi di geometria. Continuò i suoi studi presso il Real Collegio Borbonico di Parigi e li terminò a Firenze.

La vita di Matteucci non è molto legata alla città natale, visto che lo studioso si trasferì con il padre a Parigi all’età di 16 anni (nel 1824), completò gli studi di idraulica e meccanica a Firenze e successivamente dimorò prima nella casa di campagna di Colle di Compito, poi in quella di Vorno, dedicandosi soprattutto al progetto per il prosciugamento del lago di Sesto.

La città e le istituzioni hanno riscoperto solo negli ultimi anni la figura e il ruolo di Matteucci nell’invenzione del motore a scoppio; si ricordano, come uniche iniziative commemorative, la posa, nel 1932, di una lapide sulla facciata della casa natale in Piazza del Giglio a Lucca, la posa di una lapide all’ingresso della Villa di Vorno, in occasione del centenario dell’invenzione del motore a scoppio, e la cerimonia a Villa Bottini, nella ricorrenza del primo centenario della morte.

Casa di campagna di Colle di Compito

Residenza giovanile di Felice Matteucci, in cui era solito tornare per ritrovare la serenità necessaria dopo le grandi delusioni. La villa ha subito delle grandi trasformazioni ed oggi, quasi irriconoscibile, si trova fra le case di Colle di Compito.

Casa di campagna di Vorno

Situata all’interno di una vasta chiusa, la villa è caratterizzata da un impianto piuttosto singolare in quanto si trova in posizione perpendicolare rispetto al muro di cinta ed eccentrica rispetto al viale di accesso. La costruzione risale al XVII – XVIII secolo, come testimoniano forma e dimensione delle mostre in pietra alle porte ed alle finestre; di particolare interesse il giardino sistemato e organizzato secondo le geometrie tradizionali e la piccola cappella settecentesca dedicata ai Santi Anna e Simeone. La villa fu acquistata dalla famiglia Matteucci agli inizi dell’Ottocento; qui Matteucci trascorse momenti anche particolarmente tristi per le difficoltà incontrate nella costruzione del motore e nella costituzione delle Società che avrebbero dovuto garantirne la diffusione e lo sviluppo.

FIRENZE

Firenze è stata la sede delle attività di studio, di ricerca e di sperimentazione dei due inventori del motore a scoppio.

Gli Scolopi, Le scuole Pie, L’Osservatorio Ximeniano

Nicolò Barsanti, fermamente deciso a diventare Scolopio, lasciò Pietrasanta il 17 luglio 1838 per recarsi a Firenze, dove avrebbe compiuto il noviziato dell’Ordine. La Domus Formationis degli Scolopi era situata in via Bolognese, nella località Il Pellegrino, un antico borgo così chiamato per la presenza di un ospizio per i pellegrini che venivano da Bologna. L’ospizio era gestito dalla Comunità del Pellegrino, costituita prevalentemente da religiosi; nel 1638 gli Scolopi si insediarono nell’edificio, che adibirono appunto alla formazione religiosa dei loro novizi, e vi rimasero sino al 1870. Annessa all’edificio si trova tuttora la chiesa, unico esempio nella città di arte barocca pura, ancor oggi gestita dagli Scolopi.

Finito il noviziato Barsanti continuò la sua preparazione presso S. Giovannino, dove era situata la Casa degli Scolopi di Firenze. Il complesso era stato costruito per conto dei Gesuiti dall’Ammannati verso la fine del ‘500. Due secoli dopo, nel 1756, il gesuita Leonardo Ximenes aveva realizzato sulla sommità dell’edificio un modesto osservatorio astronomico.

L’edificio, lasciato dai Gesuiti nel 1773, fu acquistato dagli Scolopi. La Domus Formationis degli Scolopi e le Scuole Pie nel 1775 furono così trasferite da via de’ Cimatori all’attuale via Martelli.

Dopo un periodo a Volterra, nel 1849 Padre Barsanti tornò a Firenze in S. Giovannino presso le Scuole Pie, dove gli fu affidata la cattedra di matematica e fisica. Nel 1852 fu nominato lettore di meccanica ed idraulica all’Osservatorio Ximeniano.

Mentre l’Osservatorio Ximeniano sin dalla sua fondazione non ha mai cambiato sede, le Scuole Pie nel 1878 si trasferirono da via Martelli a via del Corso e successivamente, nel 1920, nell’attuale sede di via Cavour 94.

L’Accademia dei Georgofili

L’Accademia dei Georgofili (dal greco “amanti della terra”), sin dalla sua fondazione, avvenuta il 4 giugno 1753, rappresentava per Firenze una istituzione scientifica di alto prestigio e serietà. Era stata fondata dal canonico lateranense Ubaldo Montelatici, con l’intento di “fare continue e ben regolate sperienze ed osservazioni, per condurre a perfezione l’Arte tanto giovevole della toscana coltivazione”. Dal 1802 al 1932 la sede dell’Accademia fu in via Ricasoli. A partire dal 1932 fu trasferita nella sede attuale, nell’antica torre dei Pulci, con ingresso dal Loggiato degli Uffizi Corti.

La Stazione Ferroviaria Maria Antonia

Per quanto siamo a conoscenza i primi motori, del tipo ad azione differita, vennero costruiti dalla Fonderia Benini di Firenze (attualmente Nuovo Pignone), situata al di là della porta di S. Frediano.

Il secondo motore, di tipo bicilindrico, fu messo in opera nel 1856 nelle officine della stazione M. Antonia, inaugurata nel 1851 a seguito del completamento della linea ferroviaria Firenze-Prato-Pistoia e demolita per realizzare l’attuale stazione di S. Maria Novella. Il motore funzionava con regolarità e azionava un trapano e una cesoia.

Società Anonima del Nuovo Motore Barsanti e Matteucci

Barsanti e Matteucci, al fine di ottenere finanziamenti per la realizzazione dei loro motori, costituirono un’Associazione che trasformarono in una vera e propria Società per azioni il 14 ottobre 1859, per sfruttare legalmente i loro progetti. La Società, che prese il nome di Società Anonima del Nuovo Motore Barsanti e Matteucci, aveva sede in via S. Agostino, di là d’Arno, in fondo alla piazza S. Spirito, a destra sino a via de’ Serragli. Il laboratorio per il montaggio, la messa a punto e il collaudo dei motori era situato nel canto de’ Nelli, sul lato destro della chiesa di S. Lorenzo, molto vicino all’Osservatorio.

Stazione della Ferrovia Leopolda di Porta a Prato

Il 2 novembre 1861 arrivarono a Livorno 14 casse contenenti un “nuovo” motore ad azione diretta realizzato dalle officine Escher Wyss di Zurigo, su progetto di Barsanti, Matteucci e Babacci.

Il motore era destinato alla I Esposizione italiana di Arti e Manifatture che si tenne a Firenze nello stesso 1861.

Per l’occasione, la vecchia stazione della ferrovia Leopolda di Porta a Prato, dismessa da alcuni anni, fu ristrutturata e nei suoi ampi locali furono esposti manufatti ed opere d’arte dell’epoca; tra queste il motore a scoppio costruito dalla Escher. La stazione attualmente è adoperata per il medesimo scopo, e cioè sede di mostre ed esposizioni.

Villa Alla Marina – Campi Bisenzio

Una delle residenze fiorentine di Felice Matteucci dopo il matrimonio con Giulia Romirez de Montalvo.

La villa è menzionata per la prima volta in una carta del 2 giugno 1305 e apparteneva alla famiglia dei Tornaquinci; successivamente divenne proprietà dei Del Sodo, poi degli Spinelli e infine, agli inizi del ‘500, dei Medici. Nel 1570, Antonio de Montalvo, su consiglio di Cosimo de’ Medici, acquistò la villa e per oltre tre secoli i Montalvo chiamarono la proprietà di Campi “la loro campagna”.

Non sappiamo quanto tempo in realtà la famiglia Matteucci abbia qui trascorso, dati i molteplici impegni di Felice: presso la Villa Montalvo, i due coniugi hanno lasciato, come da tradizione, l’iscrizione dei loro nomi sulle colonne del cortile interno della fattoria. Nella villa “si alternano nello studio del giovane ingegnere lucchese uomini di scienza, fisici, matematici e insegnanti di meccanica e di idraulica, come il giovane Padre Scolopio Eugenio Barsanti, con cui Felice Matteucci ha già stretto una ferrea collaborazione.”

L’Amministrazione Comunale di Campi Bisenzio ha recentemente acquistato e restaurato la villa, in onore e ricordo dell’illustre cittadino, già consigliere comunale fra il 1865 e il 1875, a cui sono intitolate la scuola media ed una via.